Amiamo così tanto leggere, stare comodi in un angolo che ci faccia sentire bene, magari in poltrona con un tè caldo a portata di mano se è inverno, mentre d’estate preferiamo starcene all’ombra in un giardino fiorito e con un bel bicchiere di tè freddo, ma sempre e comunque con il nostro libro.
Che sia un grande classico o un autore emergente e pressoché sconosciuto non ha importanza, l’importante è che quel libro, quelle parole che stiamo leggendo, quasi bevendo come fossero acqua fresca per noi assetati, ci diano quel qualcosa che cerchiamo, quel nutrimento per il nostro cuore e la nostra anima.
E poi ecco che scatta la molla, l’idea improvvisa che dobbiamo assolutamente parlare di questo libro con qualcuno. Il piacere di leggere, talvolta, è anche nel condividere.
Quante volte ci è capitato di imbatterci in un libro così bello da doverlo a tutti i costi regalare ai nostri amici o compagni, salvo poi alla nostra domanda sognante e carica di entusiasmo “allora, non è stupendo?” vedere un velo di imbarazzo scendere sul volto dei poveretti, presi dal panico sotto la spinta della nostra richiesta di sincerità certa di un apprezzamento, e sentirci rispondere “… sì, è carino… forse però non è il mio genere…”.
Leggiamoglielo. Sì, noi, ad alta voce leggiamogli quel libro. Leggiamo le nostre pagine più intense mettendo tutta la passione, l’amore, la sofferenza, la paura oppure la leggerezza e la gioia che noi stessi proviamo attraverso quelle parole.
Leggiamo senza pudore, gesticoliamo, urliamo, gioiamo, arrabbiamoci e se necessario balbettiamo ed inciampiamo pure nelle parole. Perché così potremo far sentire quello che abbiamo provato noi , sia fisicamente che emozionalmente.
Pensiamo ai nostri nonni o bisnonni o comunque a prima del grande parto umano della TV, quando le persone la sera si riunivano e, mentre i più ricchi si intrattenevano leggendo libri ad alta voce accompagnati dal piano, i più poveri si raccontavano storie imparate a memoria ed ormai da anni tramandate. Per non dimenticare, per capire le situazioni della vita, per insegnarle ai più piccoli, per rammentarle a sé stessi. Perché le emozioni provate venissero condivise con gli altri.
Anche oggi sentiamo il bisogno di condividere, di esprimerci, di parlare. Ma soprattutto che le nostre parole ed i nostri sentimenti, quindi il nostro essere, non cadano nel vuoto.
In un mondo dove tutti hanno qualcosa da esprimere e lo fanno o con graffiti sui muri o sulle bacheche di facebook , che poi tutti ignorano passando senza alcuno interesse davanti a questi messaggi sia camminando veloci che scorrendo la rotella del mouse, abbiamo così bisogno di ascoltare ed essere ascoltati. E sentiti.
Leggere con trasporto ad un amico un libro che ha significato molto per noi è un po’ come raccontargli di noi, e così ascoltare un amico che ha qualcosa da leggerci significa disporci a sentire le sue emozioni ed il suo cuore con gioia ed apertura.
E se su facebook abbiamo mille “amici” ma nessuno di essi è disposto a leggerci un brano o ad ascoltarlo per noi, beh, allora c’è qualcosa che non va.