Presso la Libreria Mirtillo è disponibile “Una vita da libraio” di Nicola Mucci.
Una piccola anteprima, dalle prime pagine :
La piccola folla all’ingresso della libreria era diminuita e iniziava
a disperdersi portando via la sua quota di libri gratis. Alfredo
scosse ancora una volta la testa. Accarezzò i pochi capelli bianchi,
che pettinava con cura da destra verso sinistra proprio come aveva
visto fare a suo padre tante volte, e si appollaiò sullo sgabello
in attesa. Di cosa? Non lo sapeva neppure lui con esattezza. Di
un cliente? No di certo. Forse, pensò, era stato troppo severo con
quella ragazzina. Non tutti hanno il fisico per reggere l’impatto
con la verità. Ma un giorno – ne era certo – l’avrebbe ringraziato.
Lo sapeva. Magari avesse incontrato qualcuno così anche lui, anni
prima. Qualcuno disposto a rifilargli un bel calcio nel suo pachidermico
fondoschiena.
A un tratto, mentre era ancora immerso in queste riflessioni,
udì il familiare tintinnio del campanello appeso sopra la porta a
vetri. Si girò d’istinto, immaginando di trovarsi ancora una volta
di fronte ad Anna. Quella benedetta ragazza sembrava non darsi
pace. Ma perché, dopotutto? La sua libreria era davvero tanto
importante per lei? Pensò di scusarsi per il modo in cui le aveva
parlato poco prima: «Senti Anna» attaccò, «mi dispiace per…»
Non era Anna. Una signora sulla sessantina, piuttosto curata,
con le unghie laccate di rosso e i capelli sciolti sopra le spalle, lo
stava fissando.
«Posso? Stavo cercando Il giovane Holden. È per mio figlio.
Ce l’ha?»
La signora Valentina sorrise all’indirizzo del libraio.
«Guardi pure sugli scaffali. Non so cosa sia rimasto. Dopo che
ho esposto il cartello “libri gratis – cessasi attività”, sono stato
saccheggiato. Nessuno sa resistere alla parola magica: gratis.»
La donna scomparve fra i pochi volumi rimasti. Riemerse qualche
minuto dopo.
«Il giovane Holden non l’ho trovato. Deve essere finito. Prenderò
Jane Eyre della Brontë. Per me, però. Lo sa che non l’ho mai
letto? Eppure è un libro famoso. È incredibile come alle volte ci
si lasci sfuggire dei veri capolavori per leggere roba di cui, invece,
potremmo fare tranquillamente a meno senza riceverne alcun
danno.»
La signora Valentina sorrise ancora all’indirizzo di Alfredo.
«Ha proprio ragione» assentì il libraio.
«Quanto le devo?»
«Nulla, nulla. È gratis. Non ha letto il cartello?»
«Sì, l’ho letto. Ma insisto per pagare lo stesso.»
«No, no. Non se ne parla. È gratis. Come per tutti gli altri.»
«Mi permetta di insistere ancora. Ci tengo a pagarlo.»
Certo che ne andava in giro di gente strana, pensò Alfredo.
Lui voleva regalarglielo il libro e lei no, continuava a insistere per
pagarlo. Era incredibile. Era vero che il mondo, alle volte, si divertiva
ad andare alla rovescia.
«Posso sapere perché?»
«Perché cosa?» La signora Valentina lo fissò con curiosità
come se fosse lui quello strano.
«Perché vuole pagare un libro che, invece, è gratis» spiegò il
libraio.
«Perché altrimenti non mi sentirei a posto con la mia coscienza.»
«Ma le assicuro che è tutto ok. Sono io che le ho detto che
può portarselo via gratis. Non correrò certo a denunciarla alla
polizia.» Rise.
«Non ha capito. Lei non c’entra. Non mi sentirei a posto con la
Brontë. Mi sembrerebbe di approfittare della sua arte e delle sue
fatiche. Non sarebbe corretto. Per questo voglio pagarle il libro.»
Alfredo era incredulo: «Ma la Brontë… la Brontë è… è…»
«È morta vuol dire? E con questo? Non è morta la sua arte,
però, la sua capacità di trasmettere emozioni e sentimenti. Di raccontare.
Pagare il libro è un modo, se vuole, per dirle grazie per
aver scritto un simile capolavoro e averlo condiviso con il resto
dell’umanità.»
Il libraio capì che non l’avrebbe spuntata. Non con quella donna
che continuava a fissarlo con i suoi occhi verdi.